lunedì 25 ottobre 2010

Finestra di notte

Impiccato alla luna,
dietro a un velo di vetro
vedo ancora il tuo viso.
Le tue mani sul mento,
quelle labbra alla gola,
nude scapole, e lame
che squarciano lenzuola.
Per questo bacio il vento
come un bimbo che ha fame,
col pudore del muro
e gli occhi tra le tende.
Dì, dove dormi adesso
mentendo al tuo futuro?
Che misero regresso
l’ora del tuo ricordo.
Credo non ti piacciano
i polmoni piangenti,
questi miei pugni gonfi.
Giorni enormi mi schiacciano
tra scarpe indifferenti;
scarni e in cenere, i cieli.
Vorrei sempre la notte:
le mie dita ingiallite
che spengono la luce
della finestra muta,
e il sogno che conduce
in luoghi meno oscuri.
La candela resiste
nella mia tana nera,

con il corpo raccolto
il freddo non esiste;
quando il mattino arriva
tendo ancora alla notte,
perché non c’è deriva
se tutto resta fermo.