domenica 26 aprile 2015

Il partigiano

Ora che aprile è libero
posso dire del vento

che le cime del cielo accarezzò
piegando l'erba con vecchi scarponi:

devo la vita alla disciplina
che mi coprì le spalle,

danzai sui monti al ritmo della morte
sulla bocca profonda della valle,

il mio fazzolo era sangue al sole
e scintillava fiero di sudore,

a passo allineato di colonna
cantava vita con tutto il mio petto

sognando che nel culo della notte
si potesse dormire in una gonna.

Io sono l'eroe pronto a morire
tra le braccia spinose dei cespugli!

Ne abbiam seminati di compagni
per farne il bosco del nostro avvenire;

io stesso ero convinto che le croci
sarebbero mutate in alti faggi

non appena le voci
fossero tornate in libertà.

Vidi fucili come astute serpi
sibilar fuoco attraverso le foglie,

sentii il rumore sordo tra gli sterpi
dell'uomo che precipita nel piombo,

il grido di granate
inghiottire il ronzio delle vespe

mentre sparavo a divise uncinate
pensando alle lepri;

dai treni merci liberai farfalle
per restituirle ai fiori,

c'era un popolo di farfare gialle
ad aspettarle fuori.

Un dì scendemmo in fila dai sentieri
trasportati dai pollini,

nelle ferite i nostri desideri
rossi come torrenti in autunno;

piantammo la bandiera
nella fronte tronfia della città:

avevamo il coraggio,
la verità.

domenica 19 aprile 2015

Aria

Arrampicarsi nel vuoto, la vita
si nasconde nel nulla
col suo enorme mistero di pietra,
conto il tempo andare sulle dita
e disperdere ogni spiegazione
sulla parete d'aria.

domenica 5 aprile 2015

Porcile

Nella poesia mi sono rifugiato
perché delle parole non ho paura,
mille uomini hanno umiliato
la pia neutralità della natura:

ciascuno vuole esser rispettato
mentre maneggia con rabbia l'abiura,
io invece coltivo il mio prato
immaginando dietro a una fessura.

Posso accontentarmi d'un cortile?
Eppure sognai mari e praterie,
in ansiosa attesa del paradiso

alle città credetti, e a profezie,
prestando fede ad ogni sorriso
che occultava il tanfo del porcile.