Vorrei essere uno scheletro
un punto interrogativo allo specchio,
sembrare malato e autosufficiente
inadatto alla carne e alla sporcizia.
Con il naso affilato
proiettare tristezza sulle strade,
con l'ombra della barba sul mio viso
coprire le parole sulle labbra.
E sussurrare ti amo
come il volo di trecento farfalle
che si posano, improvvise, in silenzio.
Mi hanno tranciato le ali
e puoi toccarne ancora i moncherini.
Mi vedi? Nudo e pallido
sembro candore oppure solitudine?
Io non svelo i segreti delle ciglia
se non i miei occhi, grandi come pugni.
L'unico vezzo è la nobiltà delle
gambe mentre mi allontano di schiena,
ma spero sempre che lei non capisca
la mia stessa distanza dal mio corpo.
martedì 19 luglio 2011
Autoritratto
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Ferie
Da quando ho il cuore in tasca
un'incudine mi batte nel petto,
perciò gli aerei mi tengono a terra
e salgo solo su treni ferraglia,
che fermano in stazioni precedenti
alle città immaginate al mattino.
Non mi rimane che cambiare aureula
ed allargare quel filo di ferro:
per le circonferenze
mi servono le ferie,
tempo per il bagaglio
e per la mia esistenza.
un'incudine mi batte nel petto,
perciò gli aerei mi tengono a terra
e salgo solo su treni ferraglia,
che fermano in stazioni precedenti
alle città immaginate al mattino.
Non mi rimane che cambiare aureula
ed allargare quel filo di ferro:
per le circonferenze
mi servono le ferie,
tempo per il bagaglio
e per la mia esistenza.
sabato 16 luglio 2011
Colpa
Mi sono rifugiato
nel punto più lontano
dal tuo sguardo impaurito
per le mie perversioni.
Spogliata, magra e gracile,
nella mia intimità
strappai petali dalla
tua carne luminosa,
per raggiungere il sole
che illumina le schiene,
e spiegargli all’orecchio
che afferrai nel mio sonno
gambe ansimanti con il mento alzato.
E’ accaduto stanotte,
una menzogna estiva:
ho aperto gli occhi con accanto un angelo
ed ero solo;
perdona le mie mani immaginarie,
scorda la presunzione
delle labbra di nuvola,
se un vento misterioso
ha scaldato il tuo letto.
Con che pudore il mare,
simile al senso di colpa che incombe,
nasconde le sirene dell’inconscio,
tue imitatrici.
Ora sfoglio il giornale,
mi chiedo dove sei,
piego lo sguardo
e non vedo alcun vestito,
ma la sabbia su cui hai sdraiato il seno,
signora dei miei sogni.
E’ inevitabile
il mio impatto con te.
nel punto più lontano
dal tuo sguardo impaurito
per le mie perversioni.
Spogliata, magra e gracile,
nella mia intimità
strappai petali dalla
tua carne luminosa,
per raggiungere il sole
che illumina le schiene,
e spiegargli all’orecchio
che afferrai nel mio sonno
gambe ansimanti con il mento alzato.
E’ accaduto stanotte,
una menzogna estiva:
ho aperto gli occhi con accanto un angelo
ed ero solo;
perdona le mie mani immaginarie,
scorda la presunzione
delle labbra di nuvola,
se un vento misterioso
ha scaldato il tuo letto.
Con che pudore il mare,
simile al senso di colpa che incombe,
nasconde le sirene dell’inconscio,
tue imitatrici.
Ora sfoglio il giornale,
mi chiedo dove sei,
piego lo sguardo
e non vedo alcun vestito,
ma la sabbia su cui hai sdraiato il seno,
signora dei miei sogni.
E’ inevitabile
il mio impatto con te.
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