Mi sono rifugiato
nel punto più lontano
dal tuo sguardo impaurito
per le mie perversioni.
Spogliata, magra e gracile,
nella mia intimità
strappai petali dalla
tua carne luminosa,
per raggiungere il sole
che illumina le schiene,
e spiegargli all’orecchio
che afferrai nel mio sonno
gambe ansimanti con il mento alzato.
E’ accaduto stanotte,
una menzogna estiva:
ho aperto gli occhi con accanto un angelo
ed ero solo;
perdona le mie mani immaginarie,
scorda la presunzione
delle labbra di nuvola,
se un vento misterioso
ha scaldato il tuo letto.
Con che pudore il mare,
simile al senso di colpa che incombe,
nasconde le sirene dell’inconscio,
tue imitatrici.
Ora sfoglio il giornale,
mi chiedo dove sei,
piego lo sguardo
e non vedo alcun vestito,
ma la sabbia su cui hai sdraiato il seno,
signora dei miei sogni.
E’ inevitabile
il mio impatto con te.
E' veramente bellissima.
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