sabato 28 giugno 2014

Casalingo

Mi spengo chiuso in casa
dove non c'è dolore,

ho meritato il nulla
questa realtà statica:

l'uccello nella gabbia
sta adunco e non fischietta,

metto in frigo la rabbia,
brucia la sigaretta,

affondo in un caffè
e curo fiori finti,

ma la mia anima aspetta
di vederti ancora.

Apro la doccia e mi levo di dosso
l'impressione di non appartenere

che a una tana in malora:
ho bisogno di giacere,

di irridere il calendario.
Mentre il tempo disperde ogni spora

faccio sogni leggiadri:
il tuo spazio di estuario

consola la mia mente
di trenta metri quadri.

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