Venezia è un cupo languore di lacrime
quando si addensa una minaccia in cielo,
la morte, appollaiata su San Marco,
impone un regno di malinconia
e l'acqua si fa opaca.
Il vaporetto va a Santa Lucia
e ad ogni attracco, stentato, si schianta:
nella laguna non cresce futuro,
i turisti annegano nel presente,
e io penso al passato.
Si può soffrire per tutto o per niente:
scappo perciò dal ruggire del cielo
e dai leoni di marmo ammutoliti,
nessuno un giorno esisterà più
e io so che dovrò scendere.
C'è una salvezza, una via verticale?
Ci sono treni che vanno all'insù?
Le previsioni sono impietose
mettono temporale anche a Torino,
ma là hanno già tinteggiato le case
col pianto delle nubi.
Un giorno sommersa dalle acque
RispondiEliminanon ci regalerà più nulla.
Ora Venezia, col sole,
rende felici i piccioni
e appagata la sfinita gente
in coda nelle calli.
Ora è più forte della sua morte.
Trova malinconica dolce poesia
nelle scure nubi e pioggia,
nel mare mosso nerastro.
Anche così è felice
perché la morte non esiste.