Le moschee sono ragni
enormi, anime e paure
conquistano le alture
con lunghi minareti,
nelle ore di preghiera,
tra lingue di tappeti
che ricamano canti
nella luce del Corno
D'Oro, di navi avorio
che tagliano il burro
morbido dello stretto,
un mosaico azzurro
con braccia d'acciaio
che afferrano Europa e Asia:
insegne nella notte
di tribù millenarie,
di sete e spezie perse
nei convogli del tempo.
Pani e piccoli pesci,
raccolti dai pescatori
allineati sui ponti,
crepitano nel vento
incrociando gli odori
della carne arrostita:
uomini e agnelli insieme
in spazi stretti, opachi
e tintinnanti come tè.
Caffettano stellato,
di equilibrio ubriachi
dervisci che sbocciano,
papaveri ad aprile
e compassi impassibili!
Fitte meyane onorano
con il raki Atatürk,
ucciso da cirrosi
come un triste sultano:
dopo la mezzaluna
verrà l'alba dall'Iran,
gonfia di zafferano
carica di fortuna.
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