martedì 2 febbraio 2010

Angelo nel minestrone


Alcuni sostengono che sia triste perché non s’intendono del divertimento che la visione porta con sé, come se fosse un macabro tormento inventare mondi seppure spaventosi, se anche squallidi, se spesso esagerati. La pupilla parte dalla luna, gli occhi si glassano di grigio, la verità diventa un veleno, il veleno un deserto, e il deserto depressione. L’amore morte, la morte morfina. Così faccio sempre un passo più in basso nella scala del male. Quello innocuo, rappresentato da una ragione ormai cruda per la troppa irragionevolezza. Ed equamente m’insudicio di mattini fiacchi e di sere solitarie e nere cantando colpi di tosse, e sublimando la paura nella scrittura notturna, con occhi di gufo e fari di ufo sul mio computer galleggiante. Poi, attento nel letto, per prendere appunti negli incubi, al mattino la mia pelle è talmente pallida di strabiliante spavento da far invidia a tutti i vivi. Tanto istintivi sono i miei sogni, tanto inutili le mire di avere che mi accontento del mio cuore. Alcuni sostengono che sia triste, perché non s’intendono del divertimento che la visione porta con sé, allora coi libri mi carico a molla, e attendo la notte per dimostrare, con fare distratto e supponente, il mare dell’immaginante nell’immaginare, e ancora mi viene una nuova atmosfera chimera a cavallo di un elefante alato, s’un prato con splendidi capelli di cento donne nude. Niente di tanto nero. E, lunatico nel ludo, se mi faccio triste poi ritorno allegro, se mi capovolgo dopo mi sconvolgo con un salto mortale che subito mi rimette dritto. Un bullo al bancone debole di bile in realtà, però come un getto di vita che s’impenna improvviso. Una smorfia, un lampo e un sorriso, la sequenza di balzi sulla mia maschera parsimoniosa di parole. Ma a volte dal volto mi capita la rapida salita del sale al cervello ubriaco, che mi fa vomitare al calare della notte. Io mi rotolo nel vomito di solito simile ad un bambino nell’adorato omogeneizzato. Infine, se mi toccherà arrivarci sporco, quando mi presenterò a Pietro gl’inventerò «Eccellenza, mi sono inzuppato e mondato nel minestrone».

12/06/2008

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