mercoledì 3 febbraio 2010

Bere da Dio


Dove cazzo sei finito Neri? Mi chiesi. Era tutto buio. E beato chi sa esattamente dove si trova. Che conosce la sua posizione anche approssimativa nello spazio. Sia reale che sociale, o nel perimetro immaginario disegnato dal proprio pensiero, oppure da quello imperscrutabile di Dio. Sempre che un Dio ci sia e sia dotato perlomeno lui di una bussola. Perché dimostrata pure la Sua esistenza - cosa che rimando ai posteri e ai confini della conoscenza quando qualche scienziato alla maniera di Cristoforo Colombo ne scoprirà accidentalmente il confine e il ciclo circolare – occorrerà dimostrare la Sua effettiva onniscienza. In fondo i preti che ho conosciuto non mi sono sembrati meno disorientati di atei o agnostici. Delle altre religioni non dico, l’uomo ha avuto molta creatività nel fantasticare sull’aldilà e sul suo Principale: per me, se c’è un Dio – questo io lo do per scontato, perdonatemi – è sempre lo stesso che utilizza tutte le Sue rappresentazioni per mascherarSi e, come fosse sempre carnevale, partecipare alle feste di tutti i popoli del mondo. Evviva la vita, e preghiamo tutta la notte, dall’aperitivo in poi. Lui di mele ne può afferrare, mordere, gettarne i torsoli in terra, tutte le volte che desidera. È Lui che comanda, il Potere Impunibile. Soprattutto il sabato sera, quando non teme gli etilometri. Tuttavia, se un giorno Lo incontrerò in equilibrio su Giove con la punta del piede o ubriaco di vino sull’Olimpo e mi si presenterà col soprannome momentaneo di Bacco, è probabile che mi risponda: Dove diavolo sono? E nel secondo caso la puzza di alcol potrebbe confermarmi tutto il Suo disagio di esistere suo malgrado. Di pre-esistere senza spiegazione, addirittura, con la pesantissima responsabilità di essere la Causa Prima. Senza questo fardello non sarebbe che un proletario, come l’uomo. Invece, Lui è costretto perfino a bastarSi nella più completa solitudine, probabilmente nell’incapacità cronica di essere compreso fino in fondo. Poverino, dev’ essere proprio a immagine e somiglianza dell’uomo. Un giorno mi piacerebbe berci insieme. Gliene direi quattro, non solo per me, anzi, ne ho soprattutto per i miei fratelli ché io sono nato con la camicia addosso (e il cravattino che mi sono tolto perché ridicolo e borghese). E dovrei di buon grado offrirGli da bere un paio di giri. Per poi ricevere le Sue scuse scontate e riappacificarmi, infine, con il bicchiere della staffa. Il whisky più forte che abbia mai bruciato la lingua di un mortale, sento già che mi solletica il palato. Distilleria Paradiso, invecchiato di miliardi d’anni tanti non ne entrano in centomila calendari figurarsi nell’etichetta, un tiepido inferno che cali piacevole lungo l’esofago. Preso assieme alla Causa Prima – che onore! - di tutto questo caos di dinamiche impazzite, che l’uomo con i suoi strumenti ha imparato a chiamare natura, universo, apeiron e, significhi tutto o significhi nulla, che si allarga come una vertigine mostruosa mano a mano che si cresce in età e conoscenza. Proprio come chi, dopo morto, sogna di bersi della birra gelata con Hitler. Porca puttana, sentii che avrei avuto bisogno di un bicchiere di whisky. [...] 26/09/2008

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