Avevo 6 anni, un nido di vespe aveva riempito il cassone della mia finestra. La notte, alcune di loro in avanscoperta, volavano sbattendo il muso sul soffitto, come un buio brusio. Poi si ammucchiavvano sul vetro, simili ad una formazione di soldati dalla divisa tigrata che cercassero istericamente un varco nelle difese del nemico, procedendo in ordine sparso e pestandosi sugli elmetti biforcuti. E poteva capitare che un calabrone, come un fragoroso bombardiere, volteggiasse intorno al lampadario costringendomi alla ritirata. Così quando vedo una strage di questi piccoli parassiti mi sento sollevato, e per qualche minuto mi soffermo su quella minima mostruosità che è il loro corpo.
Imenotteri sulle mattonelle
i cadaveri di ùn caricatore
puzzan morte dal puntopungigliòne
come polvere da sparo posata.
Culo da tigre, virgole aggressive,
zampe di ragno, le piccole fiere
sono dovunque e piovono in picchiata.
Le vene delle vespe sono nere,
le vene delle vespe sono gialle,
le vene delle vespe sono a punta
perché terminano con un proiettile.
30/07/2007
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