martedì 2 febbraio 2010

Mosca V

L’inverno espande un sorriso arancione
dal pallido celeste ch’è sul viso
del cielo. Siamo in nessuna stagione,
è anonimo il ventre del paradiso.

La prospettiva Virnàskava espone
il punto di fuga dell’infinito,
le auto si lanciano senza ragione
ed inseguono quel niente indicato.

Cammino su una nuvola di neve,
più umile, e vado in via dell’Immanenza
svaporando nella pressione lieve

che mi conduce a casa. Sono senza
la consistenza ingombrante del peso.
E Mosca, per me, balla un vuoto obeso.

22/11/2007

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