martedì 2 febbraio 2010

Mosca III

Il cirillico urla un volgare smalto
sulle sue lunghe unghie lame di vento.
Lei muove le dita di bianco asfalto
e sola sa la linea del cemento,

la quale divide dal cielo i fianchi
in dieci milioni di gambe, e sente
calare la vodka dagli occhi stanchi,
la solitudine del continente.

Bellissima ma pure disperata,
di monili in metallo rilucente,
d’inverno, sui suoi tacchi, l’ho incontrata

e lei m’ha preso inesorabilmente,
col ghigno di ghiaccio, e la luce fosca,
quella bellezza macabra di Mosca.

16/10/2007

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