
L: Credi ancora nella necessità del conflitto di classe? N: Credo che esista ancora una classe lavoratrice sfruttata che ha bisogno di dignità e diritti.L: Ma, la lotta di classe? N: Dipende dalla borghesia. Una borghesia ottusa la rende perfino necessaria. L: Ma il conflitto non è violenza? N: Oppure feconda dialettica. L: E dell’eguaglianza, sei ancora convinto? N: Chiaro. Bisogna capire che siamo tutti uguali per accorgerci che siamo tutti diversi. L: Ma l’ateismo è o non è un mito decaduto? I lavoratori dovranno battersi contro la religione? N: Naturalmente dipende con chi si schiererà Cristo.
(1)
Ancora esistono ampie e lunghe fabbriche.
Fatte di ferro, ardite cattedrali
pachidermiche, con clangori nelle
viscere, e piena orgia automatizzata
di operai e macchinari. A una navata
e in centinaia di linee di attrito
mettono umanità dimenticata
a svolgere il mestiere delle macchine.
Strutture gotiche che hanno invertito
l’alto e l’orizzontale, per schiacciare
ognuna velleità.
Sono caserme in cui si va al passo
dell’oca con tute blu e scarpe rigide,
per imparare a memoria a ripetere
fieri l’allegro caro agli industriali:
costruiamo un ordine naturale
in cui il lavoro è un ottuso animale
sodomizzato da virtuosi asini
con le froge stracolme di danaro!
Colti estremisti della produzione
venerano lo stesso oscuro Mòloch,
che rimastica i morti sul lavoro
e sputa gli arti degli infortunati.
Signori sono numeri da guerra,
se insieme si conteggiano anche gli angeli
volati in terra dalle impalcature!
(2)
Proseguendo al contrario nella scala
dei diritti, il pietoso figlio del
padrone - non sapendo che si ammala
chi scende sotto i piedi prepotenti
di una società pressoché bloccata -
raggiunse il fondo della produzione
e risalì con l’aria avvelenata:
come sono fatti i suoi fratelli,
lui voleva vedere,
no, non sono trattati da fratelli,
lui poteva vedere!
Non domò l’incubo del privilegio,
così si calò di nuovo nel buco
imparziale di bassi salari.
Trovò gli operai a pregare Maria,
una madonna fertile e fiorita:
tu sei ordine materno
la coesione benevola
il sindacato eterno
tu sei carezza e sciabola
la dea rivoluzione
bella perché incarnata
in un contropotere
detto emancipazione.
Maria era una sonora stella rossa
con in seno la pace e la giustizia:
voi siete carne e merce
in gabbie di bilanci,
dovete organizzarvi
e in pacifici slanci
in cui tutti compatti
vi lanciate nel ventre
della Costituzione,
dovete sollevarvi
da questa condizione
di liberi sfruttati.
Il giovane padrone destinato
a rilevare il reato del padre
s’innamorò della triste matrona
della miseria e della disgrazia:
lei, tanto fiera, dice:
di redistribuzione c’è bisogno
da quando sono le braccia e i cervelli,
quindi popolo avremo la razione
di libertà e materia che ci spetta.
Che si voti il partito sparito [X].
05/08/2008
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