Vorrei essere uno scheletro
un punto interrogativo allo specchio,
sembrare malato e autosufficiente
inadatto alla carne e alla sporcizia.
Con il naso affilato
proiettare tristezza sulle strade,
con l'ombra della barba sul mio viso
coprire le parole sulle labbra.
E sussurrare ti amo
come il volo di trecento farfalle
che si posano, improvvise, in silenzio.
Mi hanno tranciato le ali
e puoi toccarne ancora i moncherini.
Mi vedi? Nudo e pallido
sembro candore oppure solitudine?
Io non svelo i segreti delle ciglia
se non i miei occhi, grandi come pugni.
L'unico vezzo è la nobiltà delle
gambe mentre mi allontano di schiena,
ma spero sempre che lei non capisca
la mia stessa distanza dal mio corpo.
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